Piazza della Loggia e Piazzale Arnaldo, le ferite di Brescia

La strage del 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia a Brescia è stata certamente una delle peggiori della storia italiana. Siamo nel cuore degli anni di piombo, attentati e scontri armati tra fazioni ideologicamente contrapposte sono all’ordine del giorno, a distanza di un anno dalla grande crisi energetica del 1973.

Lo scenario politico europeo si sta repentinamente evolvendo, con la rivoluzione del Garofani in Portogallo e la prossima fine del regime dei colonnelli in Grecia. In Italia ha preso corpo l’inchiesta del giudice padovano Giovanni Tamburino sulla “Rosa dei Venti”, un’associazione segreta di stampo eversivo radicata in alcuni ambienti delle forze armate. A ottobre porterà all’arresto del capo del servizio segreto militare, il generale Vito Miceli. Il 4 agosto ci sarà la mattanza stragista del treno Italicus, che costerà la vita a 12 persone.

Quasi due mesi prima vi era stata quella di Piazza della Loggia. Era una piovosa mattinata primaverile, con centinaia di persone che si erano date appuntamento, munite di ombrello, nella piazza per una manifestazione del “ Comitato Permanente Antifascista”, a cui aderivano sindacati e partiti politici. Alle 10.12 in punto, mentre dal palco stava parlando Carlo Castrezzati, sindacalista della Cisl, esplose un ordigno ben celato all’interno di un cestino dei rifiuti. Saranno 8 le vittime e 102 i feriti. Per i fatti di Piazza della Loggia sono stati necessari 43 anni per ottenere una verità giudiziaria completa, arrivata solo nel 2017 con la condanna in via definitiva in Cassazione di Carlo Maria Maggi, ex ispettore per il triveneto di Ordine Nuovo, e di Maurizio Tramonte, ex agente del Servizio Informazioni Difesa. In pochi, però, ricordano come Brescia sia stata, successivamente, teatro di un’altra strage: quella di Piazzale Arnaldo del 16 dicembre 1976.

La sciagura si consuma in tarda serata, quando, poco prima delle 19, alcuni passanti notano una borsa, posata per terra, accanto ad un’ edicola. Siamo nei pressi della centralissima via Turati, meta per tanti bresciani per fare acquisti e lunghe passeggiate, a ridosso della vacanze natalizie. In molti notano quella borsa, perché emette un fumo maleodorante, misto ad un odore di bruciato, che si fa sempre più forte ed aspro con il passare dei minuti. I primi ad intervenire sono i carabinieri, che non possono fare altro che esaminare la borsa e far allontanare il più possibile chi si trovava sul posto. La sua particolarità è rappresentata dall’ordigno custodito al suo interno, ben nascosto, in maniera inusuale, in una pentola a pressione. Il brigadiere Giovanni Lai cerca di intervenire con meticolosità, e con un’asticciola di metallo la sposta cautamente sotto il colonnato del piazzale.

Ma purtroppo non sarà possibile ispezionare con cura quella borsa, perché all’improvviso l’ordigno che contiene esplode, investendo chiunque fosse fermo ai bordi del piazzale. Una di loro è una professoressa di lingua tedesca, la sessantunenne Bianca Gritti Daller. Chi la conosceva la descrive come una donna colta, raffinata, sensibile, rispettosa e disponibile verso gli altri. Quella sera indossava un cappotto scuro con collo di pelliccia e dei guanti neri, pronta a passare qualche ora fuori casa in quel freddo giorno di dicembre. E quella bomba si porterà via per sempre la sua vita, perché resterà uccisa sul colpo. I feriti saranno in tutto 10, alcuni in maniera molto grave.

Tutti guariranno, ma nei loro ricordi resterà scolpita l’angoscia provata per quella infausta esperienza. Una lapide commemorativa posta su una colonna del piazzale ricorda la memoria di quella professoressa dal tenero viso. La memoria di una morte sulla quale non è mai stata fatta piena chiarezza. Nonostante la condanna nel 1983 di 4 persone, riconosciuti colpevoli di attività terroristica, nel corso del tempo ha preso corpo la pista legata alla criminalità comune. Bianca Gritti Daller, una vittima, come tante vi sono state. Giusto ricordarle, in un 1976 dove vi furono in tutto 11 casi di omicidio politico e 3 attentati dinamitardi che provocarono, complessivamente, la morte di 20 persone.

Nicola Lofoco

da Huffpost.it